Messaggioda Lucio Iavarone » 17/02/2015, 22:27
Veniamo invece adesso alle soluzioni per intravedere la via d'uscita:
- Il lavoro del Comitato interministeriale (Corpo forestale, Regione, Università Federico II, Arpac, Istituto zooprofilattico, fondo per le erogazioni in agricoltura, ministeri) ad oggi si è concentrato sui primi 57 Comuni della Terra dei fuochi, partendo dai dati e dalle rilevazioni di ortofoto presenti nei cassetti dei vari enti da almeno 10 anni e che non erano mai stati incrociati. Da una proposta dei comitati di oltre un anno fa che fu accolta dal ministero delle politiche agricole è nato questo approccio. Incrociando quei dati furono identificati i primi 80 ettari a rischio in fascia 5 (altamente rischioso) perché dalle foto si evidenziavano fenomeni dubbi di movimento terra. Da quei 80 ettari dei 57 comuni si è arrivati a 40 ettari perché intanto la metà di essi erano diventati già strade, palazzi, parcheggi, centri commerciali (la qual cosa non ci rassicura affatto). Dei restanti 40 ettari è emerso che almeno 17 ettari vanno immediatamente inibiti alle coltivazioni mentre il resto può essere coltivato ma con la massima tutela e con certificazioni di controllo dei prodotti. Tutto ciò è quindi relativo a soli 57 Comuni
- Sulla base dell'approccio di cui sopra, si deve adesso provvedere ad estendere il territorio di riferimento delle analisi ad 88 Comuni, che è il raggio più ampio che è stato individuato nelle province di Napoli e Caserta. Questo non è stato ancora fatto e si dovrà poi procedere con tutti i comuni delle due province.
A questo punto l'approccio deve essere:
1) Tutto ciò che deve essere inibito alla coltivazione va immediatamente piantumato e trattato con tecniche di fitorimedio e biorimedio per trattarle con colture che nei decenni saneranno naturalmente i terreni. Va bene anche l'utilizzo della canapa purché qualsiasi coltura no food non sia destinata ad alimentare impianti a biomasse che vuol dire solo incrementare speculazione finalizzata ad ottenimento di finanziamenti pubblici per produzione energia che non danno alcuna garanzia in termini di tutela ambientale. La dimostrazione è che su tali tipologie di impianti si stanno scaraventando come al solito gli imprenditori senza scrupoli che hanno solo interesse a fare business ma alcuna attenzione all'ambiente.
2) Tutto ciò che invece p sano, suoli e prodotti, vanno IMMEDIATAMENTE tutelati con l'istituzione di MARCHI DI QUALITA' terra/aria/prodotto con tutte le certificazioni che ne dimostrino la salubrità e ne certifichino la produzione di eccellenza.
Solo così i consumatori riprenderanno fiducia e saranno tutelati e i nostri prodotti, che sono vere eccellenze mondiali saranno veramente valorizzate